A 'rede' como paradigma interpretativo no Direito transnacional: as implicações legais do conceito polissêmico

AutorAnna Margherita Russo
CargoInvestigadora García Pelayo, Centro de Estudios Políticos y Constitucionales. Madrid
Páginas91-111
P A N Ó P T I C A
LA ‘RETE’ COME PARADIGMA INTERPRETATIVO NEL DIRITTO
TRANSNAZIONALE: IMPLICAZIONI GIURIDICHE DI CONCETTI POLISEMICI
Anna Margherita Russo
Investigadora Ga rcía Pelayo, Centro de Estudios Políticos y Constitucionales. Madr id.
1.
Nascita’ e sviluppo del concetto di rete
L’obiettivo del seguente scritto è quello di analizzare l’apporto che il concetto di “rete” può dare allo
studio dei fenomeni giuridici contemporanei1, con particolare riferimento al dibattito sul c.d. “di ritto
transnazionale”.
Nella prima parte si procederà alla ricostruzione del concetto di rete per come utilizzato nelle scienze
sociali diverse dal diritto. Nella seconda cercheremo di dare un esempio dell’utilità analitica della rete
anche in ambito giuridico, prendendo in considerazione il diritto transnazionale come caso di studio.
La figura concettuale della ‘rete’ nasce e si sviluppa (sulla scia di alcune intuizioni ricavabili dai lavori di
Elias2) nell’ambito delle scienze economiche e s ociali “probabilmente più at tente a cogliere e descrivere il
delinearsi di processi spontanei che corrispondono ad esigenze funzionali concrete”3. In particolare
“mentre le relazioni sociali di scambio, e il sistema di mercato che ne derivava, venivano studiati dalla
1 Per l’utilizzo del concetto di rete negli studi giuridici si vedano D. ELAZAR, Idee e forme del federalismo, Milano, 1998; F. OST M.
VAN DE KERCHOVE De la pyramide au réseau? Pour une théorie dialectique du droit, Bruxelles, 2002; P. PINNA, La costit uzione e la giustizia
costituzionale, Torino, 1999; R. BUSTOS GISBERT, La Constitución Red: Un Estudio sobre supraestatalidad y constitución, Oñati, 2005 P.
CARROZZA, “Le riforme degli anni ‘90 in Italia: decentramento e semplificazione dinanzi alla sfida della sovranità reticolare” in
Quaderni del Seminario di Studi Parlamentari S.Tosi - Quaderno XIII, Torino, pp. 105-127. Da ultimo, per un inquadramento organico
del tema, si veda E. FREDIANI, La produzione normativa nella sovranità “orizzontale”, Pisa, 2010.
2 Fra tutti N. ELIAS, La società degli individui, Bologna, 1990.
3 Cfr. R. TONIATTI, “Il regionalismo relazionale e il governo delle r eti: primi spunti ricostruttivi” in S. GAMBINO (a cura di), Il
‘nuovo’ ordinamento regionale: competenze e diritti, Milano, 2003, p. 179.
Panóptica, Vitória, vol. 6, n. 2 (22), 2011
ISSN 1980-7775
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scienza economica, le relazioni non di scambio (…)” costituivano “territorio assegnato senza contestazione
alla sociologia”4.
Il concetto originario di social network rimanda all’esistenza di un “campo sociale” che ha la ‘forma’ di un
network, ovvero strutturato come un “insieme di punti alcuni dei quali sono collegati da linee. I punti
rappresentano gli individui, o talvolta i gruppi, e le linee indicano quali persone interagiscono fra loro” 5.
Lo sviluppo sociologico di questa dimensione analitica si deve proprio all’util izzo della rete come unità
d’analisi, come ‘lente’ particolareggiata per la lettura di altri fenomeni – una sorta di “definizione operativa” o
“operazionalizzazione” di altri concetti6 secondo il paradigma funzionalista o strutturalista7. In tal senso
l’analisi di rete “non è una teoria della società ma un approccio metodologico con dei presupposti
teorici”8.
Nel contesto sociologico il concetto viene spesso utilizzato per descrivere la società post-moderna e post-
industriale “associata all’immagine di un attore sociale immerso in un mondo di interdipendenze crescenti
e globali, nel quale il ruolo del ‘centro’ e della ‘gerarchia’ risultano fortemente ridimensionati”9. Un insieme
di connessioni e relazioni di interdipendenza tra punti, nodi e segmenti, graficamente raffigurabile con la
struttura di una ‘rete’. Trattandosi di un “concetto situazionale e dinamico”, la rete sfugge a rigide
definizioni, rendendosi necessaria una interpretazione di volta in volta connessa ai fini, agli attori e al
contesto dell’azione10.
4 A. PIZZORNO, “Perché si paga il benzinaio. Nota per una teoria del capitale sociale”, in A. BAGNASCO, F. PISELLI, A. PIZZORNO,
C. TRIGILIA, Il capitale sociale. Istruzioni per l’uso, Bologna, 2001, p. 22.
5 Cfr. J.A. BARNES, “Class and committees in a Norwegian island Parish”, in Human Relations, vol. IV, 1954, p. 1.
6 Cfr. A. LIPPI, “Il policy making europeo come ‘rete’”, in A. PREDIERI, M. MORISI, L'Europa delle reti, Torino, 2001, p. 11.
7 Cfr. F. PISELLI, “Il network sociale nell’analisi del potere dei processi politici”, in Stato e mercato, n. 2, 1997, pp. 287-316. L’A.
opera un ricostruzione della tematica della ‘rete sociale’ ripercorrendo i tratti ‘salienti’ delle due principali tradizioni di studio,
ovvero la scuola di Manchester il cui focus d’indagine è sulle “reti «egocentriche», e in particolare su reti di relazioni informali,
indirette, che attraversano differenti gruppi o istituzioni” – e la scuola strutturalista americana prende in considerazione tanto le
“reti egocentriche” che i “networks totali” e sia le “reti di relazioni informali” che le “relazioni istituzionali o c ategoriali” – (p.
307).
8 Cfr. N. TICHY, C. FOMBRUN, “Network analysis in organizational setting”, in Human relations, 1979, p. 11.
9 Cfr. A. MUTTI, Capitale sociale e sviluppo. La fiducia come risorsa, Bologna, 1998, p. 62.
10 Così F. PISELLI in relazione al concetto di ‘capitale sociale’ la cui qualificazione come “concetto situazionale e dinamico” può a
ben ragione essere utilizzato, ai fini della nostra ricerca, con riferimento al concetto di ‘relazionalità’; d’altra parte la stessa autrice
successivamente afferma che se pur distinti concettualmente “capitale e networks sociali risultano strettamente legati” (p. 53). Cfr.
F. PISELLI, “Capitale sociale: un concetto situazionale e dinamico”, in A. BAGNASCO, F. PISELLI, A. PIZZORNO, C. TRIGILIA, Il
capitale sociale…, cit., p. 48.

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